Ogni parola – scritta, pensata, sussurrata, urlata a gran voce – è simbolo. Racchiude e rimanda ad altro.
Questo altro sono le nostre emozioni, i nostri sentimenti, le nostre certezze, così come tutto ciò che compone il mondo. Noi e il mondo… che cosa altro può esserci? che cosa altro gioca a definire chi siamo e chi sentiamo di essere? E’ dall’equilibrio e dall’armonia tra l’io e il mondo che scaturisce ogni possibilità di salvezza per entrambi. Di felicità.
Esiste una realtà, esterna a noi, che a volte desideriamo sfuggire, quasi sempre addomesticare, fare nostra. Ma esiste anche – forse.. soprattutto – una realtà interiore, ancor più complessa e difficile da descrivere.
La complessità è sempre difficile da descrivere. Troppe informazioni che si accavallano, troppa storia, troppi legami, nascosti o evidenti.
La complessità è quella ricchezza di dettagli che sfumano l’uno nell’altro; è l’esistenza di confini liquidi, che avanzano oppure arretrano a loro piacimento.
L’unica possibilità che abbiamo – forse poco più di una speranza -di agguantare questa trama complessa che costituisce il reale è data dall’affidare, di volta in volta, ad una singola, selezionata parola, il ruolo di farci affondare nel senso. Di raggiungere quel bersaglio spesso invisibile.
Per comprendere il mondo e per svelarci a noi stessi.
Ogni parola, un bersaglio diverso.
Ogni parola, una sfumatura diversa.