“La bellezza è sempre un accadere, un avvento, per non dire un’epifania, o, per parlare in termini più concreti, un rendersi presente”
Al posto della parola ‘bellezza’, io potrei sostituire ‘ora di lezione’ (come non pensare al meraviglioso libro di Massimo Recalcati!). Spiegare le subordinate oppure la gravitazione universale è evento che si rinnova, per noi che fummo nel passato colti da questa forma di Bellezza; mi piace sempre pensare, però, che sia evento anche per i nostri studenti, che tali concetti incontrano per la prima volta. Il richiamo alla dimensione ‘esistenziale’ – prima ancora che ‘professionale’ – del docente è tutto in quel ricordare che la Bellezza si rende presente, non è data una volta per tutte. “Ma come fa, prof, a non annoiarsi a spiegare sempre le stesse cose tutti gli anni?”… ecco.
La Bellezza irrompe, emerge, non lascia mai indifferente. Come la trasparenza di uno specchio di mare oppure la cima che appare alzando lo sguardo dagli scarponi da trekking. Era quasi insperato, eppure c’è.
Per riprendere un tema che spesso infiamma i cuori della popolazione docente italiana – “insegnare è un lavoro come un altro..? – credo davvero che la dimensione del docente-ricercatore (ben sottolineata dal prof. Marcello Tempesta nel suo volume “Motivare alla conoscenza. Teacher education”) trovi il suo terreno più fecondo nella provocazione da parte del Bello che le due azioni – dell’insegnare e dell’apprendere – sono disposte a subire.
“La bellezza implica un intreccio, un’interazione, un incontro tra i suoi elementi costitutivi, tra questa bellezza presente e lo sguardo che la coglie”
Siamo proprio noi, seduti alla cattedra o istrioni teatranti che vagano tra i banchi, a costituire quel punto fermo, quella possibilità di incontro fra uno sguardo che presenta e uno sguardo che coglie.
“Da questo incontro, se accade in profondità, nasce qualcos’altro, una sorta di rivelazione, una trasfigurazione, come un quadro di Cézanne nato dall’incontro del pittore con la montagna Sainte-Victoire”
Non può non nascere, questo ‘altro’. In un’epoca nella quale spesso non manchiamo di sottolineare l’inerzia e il cinismo che manifestano i giovani (ed anche i giovanissimi), vorrei che non dimenticassimo che la montagna Sainte-Victoire è sempre lì, felice di offrirsi allo sguardo.
I nostri ragazzi sono assetati di Bellezza.
Nel rispondere a questo desiderio risiede la radice etica del nostro lavoro.
[tutte le citazioni sono tratte da “Cinque meditazioni sulla bellezza”, di François Cheng]
Photo by Petr Vyšohlíd on Unsplas