Ma in che forma appare e ci si presenta, dunque, un testo?
Scrivevo (nella ‘puntata’ precedente) come la sfida principale dell’universo che ruota a vario titolo intorno all’area della comunicazione possa considerarsi – oggi, seconda decade del XXI secolo – la necessità di definire che caratteristiche debba possedere un qualsiasi testo. Non si tratta semplicemente di una questione estetica, ma oso affermare che cada nell’ambito dell’etica. Se arriveremo a comprendere che qualità debba possedere un testo efficace (qualsiasi struttura esso abbia), allora saremo in grado di creare degli oggetti – i nostri testi – che… renderanno il mondo un posto migliore. Sì, senza presunzione.
Partiamo dal presupposto che un testo è un oggetto che descrive e rappresenta la realtà per come la vede il suo autore. Si parlerà di testo, allora, non soltanto per una qualsiasi produzione scritta (un libro, un articolo giornalistico, una collezione di poesie), ma anche per una mostra fotografica, per l’insieme delle opere di un ceramista, per i piatti inventati da uno chef, per… la serie di post contenuti nel feed Instagram!
Un testo è perciò – per definizione – autorevole: racchiude in se stesso tutti gli elementi che appartengono all’identità del suo autore, tutti gli aspetti che ne definiscono il valore. Si tratta di un giudizio – questo, dell’autorevolezza – che, come si vede, non ha nulla a che vedere con la ‘pulizia formale’ dell’opera: è appunto un giudizio etico e non estetico.
Per comprendere meglio la necessità di distinguere i due piani che devono allora essere considerati, nel momento della creazione di un nostro testo, è utile fare ricorso alla definizione di due caratteristiche che possiede ogni oggetto che sia in grado di comunicare il nostro pensiero in modo efficace.
Si tratta della coerenza e della coesione.
Se la coesione poggia sulla correttezza ‘grammaticale’ del testo, e fa quindi riferimento all’uso corretto della sintassi del linguaggio utilizzato (l’uso dell’ortografia, delle mani che modellano, della luce…), la coerenza, invece, deriva dalla capacità che ha il testo in questione di ‘rispettare la situazione’, cioè di descrivere pienamente il mondo per come lo vede il suo autore. La coesione racconta l’abilità dell’autore, potremmo dire, la coerenza ne narra il desiderio di regalare ad altri il suo mondo. Narra la volontà, da parte di chi crea, di chiamare a sé quante più persone possibile; narra della tensione a condividere un’idea di bellezza nella quale l’autore crede profondamente.
A me sembra che veniamo da anni nei quali la coesione è stata propagandata come unica necessità delle opere umane (gli anni della performance, della pulizia formale, delle opere ‘belle e senz’anima’) e che, ultimamente, l’umanità si stia stancando di un orizzonte ristretto come questo.
Forse si sta iniziando a capire che non può esaurirsi tutto nella coesione, e che vi è bisogno di infondere un po’ di coerenza nelle nostre azioni.
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