La scuola non può fare a meno di prendere su di sé l’incarico di comunicare la struttura della realtà, di una realtà invariabilmente complessa, cioè generata da relazioni.
Spesso si confonde il ruolo del luogo educativo, assegnando ad esso la funzione di fornire agli studenti un insieme di armi e strumenti che siano -al massimo grado – efficaci nello scalfire la complessità del reale. Tuttavia, tali strategie risulteranno utili solo in un secondo momento, dopo che l’immaginazione avrà esercitato la sua azione e avrà permesso la scoperta del senso.
La comprensione della realtà si raggiunge per metafore, piegando il linguaggio al senso, o meglio esaltandolo nel senso.
E vi è soltanto un modo di cercare un senso nella realtà, in quella generale e nella propria in particolare: ascoltare o creare un racconto, di quello che è, è avvenuto oppure continuamente avviene.
Da Edipo a Odisseo a Tristram Shandy, il paradigma è questo. La narrazione è un’arte incarnatoria, ed è perciò anche la via di accesso alla comprensione, all’acquisizione del senso.
Ogni docente è creatore di evento.
Lo scopo (e il desiderio) di chi insegna è sempre quello di far stagliare l’evento sul fondale delle molteplici possibilità, e di converso abbracciare l’universale muovendo dal particolare.
Il fatto che si stia guardando ad un evento è dimostrato dalle infinite possibilità, dall’infinito desiderio, di ri-narrarlo.
Nella matematica e nella scienza: evento e narrazione.
L’aver bandito dall’ambito scientifico la declinazione narrativa, a favore di una rassicurante formalizzazione del linguaggio, ha contribuito ad una doppia tragedia.
Da un lato, si generano alunni che non si riconoscono come individui caratterizzati da una continuità nel tempo; dall’altro, si afferma – quale maggior valore di un sistema di istruzione – l’aumento del volume del sapere, che contraddice in termini il principio dell’evento stesso.
La struttura narrativa tesse, invece, in profondità sia la matematica che la scienza.
Gli esempi sono innumerevoli…
Quanta verità in questo scritto. Proprio in questi giorni forse i ragazzi e i genitori si rendono conto di cosa davvero sia la scuola e il lavoro del docente!
La domanda è: “se ne ricorderanno, quando sarà il momento di accettare una valutazione o di accettare che ‘il caro pargolo’ abbia fatto un errore…?”